lunedì 2 febbraio 2009

Caravaggio


Cari amici,cercherò di descrivere con poche parole la bellissima gita a Milano,di Rosalia, Floriana, Giovanni, Stefano e Cristiano per visitare la mostra di Michelangelo Merisi alla Pinacoteca di Brera. Sfolgorante viaggio sotto una discreta nevicata, durante il quale, Floriana dopo esseri ribaltata più volte sul sedile posteriore a causa di alcune curve inaspettate di Cristiano, puntellatasi a dovere, si è lisciata la pelle del viso, laccata le unghie, pettinata i capelli e truccata gli occhi per buona parte del viaggio. Più tardi con la complicità di Stefano, pensarono di pugnalare Cristiano o di tramortirlo con un nodoso bastone, scartata l’idea per non incorrere nella punizione della legge, la graziosa fanciulla propose un gioco per farlo tacere ma inutilmente, quello parlava con lo stomaco e la pancia come un ventriloquo, senza muovere la bocca. Finalmente, arrivo in località Famagosta, all’incrocio tra Via Pietro Boifava e Via della Chiesa rossa, i cinque, dopo non poca fatica e dispendio di denaro, sono riusciti a farsi vomitare dalla diabolica macchina sputa biglietti, un numero non ben precisato di corse. All’arrivo del bigatto sotterraneo, hanno preso posto nel ventre dell’animale sferragliante... il viaggio nel bruco terrigno e stato breve e divertente. Discesi alla stazione Lanza, la pattuglia si è avviata sicura verso la pinacoteca ove alla corte d’onore sono stati ricevuti dall’imperatore Napoleone Buona Parte, poi allo scalone d’onore, sorridente li ha salutati il Beccaria, seduto e contornato dai suoi libri. Quindi è iniziata la visita. La Pinacoteca è sempre splendida Da Mantegna a Bellini da Morandi a Mentessi, gli splendidi i buoi di Giovanni Fattori, Pelizza da Volpedo, Silvestro Lega, Hayez con il suo delicato inteso “Bacio” un attimo eterno d’amore incorruttibile, Garofalo, Reni, Spagnoletto. Non riesco più a fermarmi. Poi, il culo di cappone, il nocciolo, la ragione che ha spinto il viaggio. Il Caravaggio. Sublime, incantevole, dirompente, spregiudicato, dolce, sciagurato, magico, artistico fino a strapparti la carne dalle ossa. Quattro quadri, due cene in Emaus, di cui una di proprietà della Pinacoteca di Milano, quindi in sostanza tre quadri, un’opera giovanile “Il concerto” poi “Ragazzo con canestro di frutta” in fine “Cena in Emaus” giunto dalla National Gallery di Londra. Un quarto d’ora per vedere quelle opere, poi turnover, “sotto degli altri” come diceva il birichino di Parigi quando tagliava le teste degli aristocratici. Infreddoliti, affamati, e sotto la neve i nostri trovavano rifugio all’osteria delle "Tre pippe", ove a servirli fu inviata una fata di serie C3, tale Gemma, ma non dei Torlonia, né Donati, Gemma Esposito da Salerno, per altro carina nei modi e gentile nel fare, Cristiano con maniera accattivante è subito entrato con lei in simbiosi, fino alla confidenza che è terminata in un addio con stretta di cuore e regalino finale. Pioggia vento e ululare di lupi in lontananza, hanno fatto sì che il quintetto, solitamente formato da un duo e un terzetto, si siano divisi, i primi verso Ferrara, gli altri tre a far shopping e a visitare il centro di Milano. Dopo avere subito una perquisizione alla sudamericana, Floriana Stefano e Cristiano sono entrati in duomo, la facciata del quale e ora di candidi marmi, dopo l’accurato restauro. All’interno i tre hanno cercato la nuvola, il caratteristico ascensore col quale il Cardinale può raggiungere il tabernacolo del Santo Chiodo, è il cimelio più noto tra quelli legati al culto di questa Reliquia. Per il suo peculiare aspetto, oltre che per il suo lento movimento, assai simile all'incenso che ascende lentamente nell'aria, fu battezzata "nube" o, più frequentemente, "nivola", termine di origine popolare, mutuato dal dialetto e ormai consacrato dall'uso. Uscendo i tre, hanno acquistato una candela protettrice, (non si sa mai). Poi hanno attraversato la galleria Vittorio Emanuele II, con pestata di maroni al toro, (non si sa mai) poi ancora piazza della scala, infine in via Torino Floriana ha incontrato Eleonora un’amica-collega e per concludere: tornati con il metrò alla tana delle auto, si sono avviati verso Ferrara. Per tutto il viaggio di ritorno, neve, pioggia, vento, tempesta e Cristiano non taceva mai. Come a un prestigiatore gli escono coriandoli e coriandoli dalla bocca, a quello uscivano parole, parole, e ancora parole. Il mascalzone ha citato di tutto: da Dante a Penna, da Cecco Angioglieri a Guido Cavalcanti, da Moravia a Pasolini, di tutto e di più. Ma ogni tormento a un termine e quel frenetico-linguo-fonetico-pazzo-labiale, al fine, dopo aver gentilmente depositato prima Stefano all’auto in via Oroboni, poi Floriana davanti alla sua abitazione, se ne è tornato all'ovile. Penserete tacendo? Macché parlava ancora e da solo, mentre si autoaccompagnava a casa.
Spero di essere stato abbastanza descrittivo. Servo vostro in eterno. L’autore onnisciente

2 commenti:

Lucre ha detto...

Uffa, uffa, quanto avrei voluto esserci anch'io! Dev'esser stato divertente, oltre che parecchio interessante.

Floriana ha detto...

Cristiano mi stupisce sempre! Grazie ragazzi per la bella gita e la compagnia stimolante!:)